Per una poetica del salto
PER UNA POETICA DEL SALTO
Dove il cielo e la terra combaciano
Il canto di una spinta che, dall’interno, si fa azione del corpo e trasfigura l’unità atletica del salto in danza
IL TALLONE
Nella dimensione verticale, che toglie peso ai piedi
il tallone si conferma innesco
offre al bacino le asimmetrie per liberare le ginocchia
dà avvio al virtuosismo dei pesi
Da qui parte la catena di reazioni
che muove organicamente tutto il corpo alla penetrazione dell'invisibile
Partenza che tiene leggero e deciso il contatto
nel punto di gravità a terra
e nel punto di attività a parete
avvitamento che apre moti orbitali
grazie alla fedeltà delle ginocchia.
Rapido, chiede allo sguardo adattamento
occhi e piedi come parti di un unico fenomeno
entrambi con il potere della vista
a misurare le coordinate del possibile
perché vi sono passi che non permettono l’inciampo
spazi che non concedono errore
Si posa nell’astuzia del piede la verità dello sguardo
LA CAVIGLIA
Si muove come il polso quando il piede è senza peso
attiva e riattiva i ricettori della pianta
leva che fa salire il rimbalzo a raggiungere sterno e mento, naso e mente
Un'elasticità che sale, pompa, carica, sgancia
Quando riceve il peso del corpo e dell'azione esige
che solo lì, in quella precisa direzione, in equilibrio tra la sua parte interna ed esterna
solo lì sia chinata al piede
Complessità di ossa, tendini e acqua
calda per far guardare i piedi
calda per levare e per tornare
elastica per far salire da terra quanto deve
LO STINCO
Le ossa lunghe vissute come linee immaginarie di vertebre
unità dopo unità, collegate senza colla, mobili e articolate
Ossa lunghe attraversate da vie
non dure ma liquide
perché danzi il midollo e respiri la pelle attorno
Prende corpo lo spazio che non è un'articolazione
ma che grazie all'azione immaginifica di farsi multiplo e composto
fa scivolare la pelle nell'aria costantemente e densamente
In quel tratto più ripido, in quella cima così sensibile
anche lì la pelle si fa sguardo e regala un tempo nuovo al movimento
Il respiro nelle ossa lunghe dentro alle vertebre immaginate
regala un tempo che dà nome alla gamba tutta, nuove identità al movimento
Nel suo viaggiare nelle parti molle, nel dialogo tra nervo muscolo e osso
si cerca la sostanza poetica di questo fare per tramutarlo in danza
IL GINOCCHIO
Fisarmonica tra ischio e tallone, mantice armonico
soffi d'aria nei suoi cavi che producono respiri per la gamba intera
Prima, nello spazio e nel tempo, prima del suo chiudersi ed estendersi
cura, dose massiccia di cura e previsione, giusta forza giusta direzione
un istante di ssssss...silenzio perché il grande e il piccolo soffio d'aria
portino il messaggio alla colonna vertebrale
e il mantice armonico produca effetti macro da Achille a Atlante
Il bacino, ad ogni suo minimo respiro, manovra il ginocchio
e affinare questa manovra, renderla indispensabile, consapevole, accurata
ci porta alla danza
Seme di sesamo che dà la direzione
nella cinetica è nutrimento per i gomiti,
ginocchio e gomito in dialogo perenne per armonia, senso, per sinfonia degli arti
LA COSCIA
Femminile, resistente, lunga, rotonda
nelle sue vertebre immaginate che dall'acetabolo raggiungono la rotula e poi il piede
si articola il suo dialogo con la pancia
Come due labbra, pancia e coscia articolano parole con volumi, toni, smorfie e baci
Bocca del vuoto, parola per stomaco e viscere
profondità che misteriosamente dà consistenza al segreto
quando la coscia nasconde la pancia
e alla manifestazione
quando la coscia spalanca la pancia.
In chiusura, si illumina la schiena e si ricarica il fuoco
carica carica carica la manifestazione, la sua precisione, la sua strada di apparizione
dove come quando
nel ritmo suggerito dall'intuito dell'ombelico
Dentro e fuori, alternanza che aggiunge la macchia il colore l'ombra
questa meccanica cambia le dimensioni, le direzioni
e a noi, autori del tempo dell'azione, un primo strumento di scrittura ritmica nel nostro spazio madre
tra il corpo che si fa embrione e corpo che si fa animale
Apro e chiudo. All'infinito.
DOVE COMINCIANO GLI ARTI
Una ramificazione di materie diverse, di fibre
di strade che scorrono in un vivace porto di scambio
Scendono e salgono sangue acqua e pensieri:
teniamo aperte le strade, immergiamo in pensieri liquidi
zone che muovono il nostro passo e che sanno cambiare direzione e dimensione
In olio, immergiamo la trama delle nostre comunicazioni tra terra e tronco,
che la terra salga al petto, e che il cuore scenda alle radici
Teniamo aperte le strade, facile ruotare scivolare piegare andare
Andare appena e andare lontano, abile perché liquida abile perché pronta
parla al passo, parla all'incantevole spazio dietro, anticipa l'andare.
Piega inguinale sensuale vitale piega di solletico di sottilissima pelle delicata superficie
teniamo pronta la piega e le sue ossa
perché sono il caldo morso al vuoto.
Solo due gambe. Solo per due.
Inchino alla fonte come annuncio di curiosità terrena
?
Un punto, un'area o un piano. Mobile o immobile. Si tocca. Non si vede
Contrazione o distensione, sensazione e verità assoluta
memoria atavica, equilibrio, incrocio di linee di forza, e forza di gravità
CENTRO. Centro? Miliardi di volte parola sentita senza capire
alla ricerca del punto esatto
in attesa del giorno del miracolo, giorno in cui sentire il centro affiorare alla superficie
della comprensione
Non è anatomia, non è fisica né metafisica
solo libera organizzazione di immagini che mi portano a entrare
in una stanza segreta a me stessa
genesi del calore e del silenzio
nel passare del tempo, nel tempo passato a lavoro
entro nella stanza del vapore, della rugiada
il mio cerco
Tra pube e ombelico, l'area che disegna la curva lombare e la piega inguinale
disegna la tranquillità delle ginocchia e la moderazione dei quadricipiti
stanza piena, colma di azioni involontarie e perenni
in quella potenza, per dono, indipendente dalla volontà
il mio cerco volontà
dove ascolto il silenzio, dove si genera il primo suono della consapevolezza
dove nasce la nuvola, forma del vapore
il vestibolo di un equilibrio per altre gravità
nuvola. Condensazione precipitazione galleggiamento luce riflessa
Luminanza
LA BOCCA DELLO STOMACO
Preciso al millimetro e in anticipo sulla logica
quel punto che svela le emozioni prima del loro nome
Vista, pelle e timpano traducono rapidamente l'esterno fornendoci quelle reazioni
rapide che non si riescono a definire, urlano internamente e sono mute nelle parole
Dove sento la paura del vuoto e la paura del salto
dove sento il freno e il fermo
la bocca della verità, la bocca della nudità, dell'identità profonda di un secondo volto
che sfugge al riconoscimento del sé. Non so prevedere quello che mi dirà
non c'è previsione neppure quando le circostanze sono simili
La bocca parla al sistema nervoso, parla ai muscoli
contrae trattiene avvisa annuncia allerta.
E si vede negli occhi, svelamento e tradimento irideo
Il dietro le quinte, il primo piede che esce, il primo sguardo che non riconosce l'orizzonte
un istante di buio imprevisto, una raffica di vento, il nero di una nuvola
un dubbio ingiustificato, un rumore sospetto, un cigolio, un rumorio
un odore di bruciato, una superficie scivolosa, umidità e aridità,
la luce del lampo, la distanza da terra...e la bocca dello stomaco
E per ultimo, dentro a quella bocca, entra IL respiro profondo
che la chiude.
E via, l'emozione cambia dimensione, entra ed esce da tutta la pelle
rivela il presente, il suo massimo gusto
Azione dopo azione si origina la danza che si dà, la danza che si affida
al vuoto fedele
E via che è droga, adrenalina, eccitazione pura e lucida
monitorata da coscienza, destreggiata da tecnica
firmata da talento e mai riproducibile
Rigore e libertà
il performer cammina qui, tra rigore e libertà.
LA COLONNA VERTEBRALE
Semenza per una dinamica matura
vitamina della cinetica, corre vita e vita ancora sempre
di nascosto da noi, dietro
eppure è la nostra solenne rivelatrice di spavalderia, timidezza e centratura
di attitudini, vizi e virtù
Ma non solo
Allenatrice esigente della cura del sé
cura millimetrica e profonda che ha bisogno del silenzio dei pensieri inutili
per creare bene, pena l'arresto.
E' meraviglioso avere una guida dietro di sé che ricorda come
l'andare sia un atto gentile che va dall'origine alla sua trasformazione
maggiore è la cura e più
transizioni e mutazioni si elevano a istanti di potenza originaria, onore all'ora
Origine dopo origine.
Colonna di memoria dove muove il piacere, dove vive l'animale
si modulano le frequenze del moto magnetico
di eco in eco
Curva del nostro tempo e degli anni
che attraversa pancia respiro e...la sostanza della mente
e che fa leggera la testa e pesante il cuore o pesante la testa e leggero il cuore
o fa leggero tutto nella cura del tutto.
Attraverso le sue correnti elettriche che seguono orbite atossiche e virtuose
penetriamo nel passato e nel presente
Il ritmo sensuale dell'umano
tutto riverberante da qui, dalle piccole ossa
LO STERNO
Allo specchio della colonna reale, dal pube attraverso l'ombelico
lungo cartilagini e poi alla gola
entra nello sterno il riflesso delle vertebre
nuove e immaginate altre piccole ossa che collegano l'azione del bacino ai polmoni
un'onda al petto che fa ombra al cuore per far rifrangere la colonna reale davanti
Lo spazio di fronte a noi si illumina della stessa luce da midollo
Avanti e dietro con la stessa attenzione perché il corpo non ha retrobottega
nessun retro così come nessuna venerazione dispari
Avanti e dietro, nell'unità dell'azione dinamica
si aprono e si diffondono senza perdere specificità
potenziati dall'immaginario del performer che fa del corpo
il luogo dell'intervento estetico nella linea del tempo
Un triangolo fisico e mentale proietta lo sterno
nei polpastrelli e nello sguardo
si dona il petto fuori e il petto allontana le estremità
le estremità spingono gli occhi in un lavoro a sorpresa
Gli occhi diventano ospiti dello sterno
e la mente lavora fresca senza aver condotto la manovra
offrendo alle pupille la curiosità dell'attimo
Riposa psiche quando puoi.
DOVE COMINCIANO GLI ARTI II
Continua verso le spalle
la spinta dei piedi del salto che sale
quella pressione contro, dentro, verso, che ha già attraversato
tutte le ossa e le carni fin qui, dove cominciano
le leve del gesto, del dare e del fare
Luogo di scambio tra le volontà del palmo
e le funzionalità del corpo
è zona di respiro, l'inspiro del desiderio voluto
e l'espiro del pensiero taciuto
Due chiavi, clavicole, tengono aperto il nostro sì
e il nostro seno
aprono uno spazio misurato e collegato
a quello tra le scapole, che non comprimo né stringo
ma uso per portare il salto verso le estremità
Scivolano le scapole sulla cassa toracica
messaggere dinamiche, via e verso la spina
portano il messaggio alle cavità dell'ascella e del gomito
sostenitrici fondamentali dell'organicità tra gli arti
agili madri dell'abbraccio
a loro il peso di allungarci al cielo
dove restare, senza fatica
a sfuocare la fine del sé.
ARTI
Altre due colonne vertebrali, articolate più della reale
sono le braccia dell’astratto riempite di immaginazione
che rende aria acqua rossa-calda-densa-mossa- geyser
È movimento che sale alle estremità
attraverso le ossa lunghe, le cavità, le piccole falangi
Pronte, vicino al corpo, in caduta verso terra o trattenute dal fianco
pronte a farsi muovere dai piedi dal peso dalla terra
dentro le spirali delle vertebre e nei vicoli della scapola
i loro segni sono in coppia con il ginocchio, con la forza delle gambe
con rotazioni e tutte le loro trasformazioni.
Quattro colonne vertebrali portano il segno dell’intuizione
nella mutazione delle forme dell’aria come scultrici del vuoto
Hanno luoghi d’origine e direzioni di vita
non sono ornamento ma gesti del respiro
con una chiara provenienza di carne ossa e viaggio
che rende organica e sapiente l’azione che ne deriva
Lavoro per riconoscere la fonte, aprire i passaggi
organizzare i delta portando al mare il potere del simbolo
fatto a ritmo, a lingua
a mistero, a poesia
LA TESTA
Nel corpo del salto, è come la punta dell’albero
leggerissima, in appoggio alle correnti
sincera nel dire no
al commento e all’ego
produce movenze di puro riflesso del ventre mosso dalla terra
È così che salda l’intelligenza dello scheletro
in accordo con la pancia e con i tendini
in esplorazione dell’intuito e della fantasia
al servizio del coraggio, nutrita di adrenalina
della volontà del gomito, delle scapole e dell’intestino
Senza gli occhi dell’attore e le palpebre del seduttore
lo sguardo vive ma non perde
spazio tempo equilibrio e volontà
di offrire l’esito del salto a ciò che è più distante
attraversando le suture del cranio e andando più in là
Troverà nell’emozione l’ultima membrana di rifrazione
assorbimento del salto nella memoria del cuore.
Marianna Andrigo
Il canto di una spinta che, dall’interno, si fa azione del corpo e trasfigura l’unità atletica del salto in danza
IL TALLONE
Nella dimensione verticale, che toglie peso ai piedi
il tallone si conferma innesco
offre al bacino le asimmetrie per liberare le ginocchia
dà avvio al virtuosismo dei pesi
Da qui parte la catena di reazioni
che muove organicamente tutto il corpo alla penetrazione dell'invisibile
Partenza che tiene leggero e deciso il contatto
nel punto di gravità a terra
e nel punto di attività a parete
avvitamento che apre moti orbitali
grazie alla fedeltà delle ginocchia.
Rapido, chiede allo sguardo adattamento
occhi e piedi come parti di un unico fenomeno
entrambi con il potere della vista
a misurare le coordinate del possibile
perché vi sono passi che non permettono l’inciampo
spazi che non concedono errore
Si posa nell’astuzia del piede la verità dello sguardo
LA CAVIGLIA
Si muove come il polso quando il piede è senza peso
attiva e riattiva i ricettori della pianta
leva che fa salire il rimbalzo a raggiungere sterno e mento, naso e mente
Un'elasticità che sale, pompa, carica, sgancia
Quando riceve il peso del corpo e dell'azione esige
che solo lì, in quella precisa direzione, in equilibrio tra la sua parte interna ed esterna
solo lì sia chinata al piede
Complessità di ossa, tendini e acqua
calda per far guardare i piedi
calda per levare e per tornare
elastica per far salire da terra quanto deve
LO STINCO
Le ossa lunghe vissute come linee immaginarie di vertebre
unità dopo unità, collegate senza colla, mobili e articolate
Ossa lunghe attraversate da vie
non dure ma liquide
perché danzi il midollo e respiri la pelle attorno
Prende corpo lo spazio che non è un'articolazione
ma che grazie all'azione immaginifica di farsi multiplo e composto
fa scivolare la pelle nell'aria costantemente e densamente
In quel tratto più ripido, in quella cima così sensibile
anche lì la pelle si fa sguardo e regala un tempo nuovo al movimento
Il respiro nelle ossa lunghe dentro alle vertebre immaginate
regala un tempo che dà nome alla gamba tutta, nuove identità al movimento
Nel suo viaggiare nelle parti molle, nel dialogo tra nervo muscolo e osso
si cerca la sostanza poetica di questo fare per tramutarlo in danza
IL GINOCCHIO
Fisarmonica tra ischio e tallone, mantice armonico
soffi d'aria nei suoi cavi che producono respiri per la gamba intera
Prima, nello spazio e nel tempo, prima del suo chiudersi ed estendersi
cura, dose massiccia di cura e previsione, giusta forza giusta direzione
un istante di ssssss...silenzio perché il grande e il piccolo soffio d'aria
portino il messaggio alla colonna vertebrale
e il mantice armonico produca effetti macro da Achille a Atlante
Il bacino, ad ogni suo minimo respiro, manovra il ginocchio
e affinare questa manovra, renderla indispensabile, consapevole, accurata
ci porta alla danza
Seme di sesamo che dà la direzione
nella cinetica è nutrimento per i gomiti,
ginocchio e gomito in dialogo perenne per armonia, senso, per sinfonia degli arti
LA COSCIA
Femminile, resistente, lunga, rotonda
nelle sue vertebre immaginate che dall'acetabolo raggiungono la rotula e poi il piede
si articola il suo dialogo con la pancia
Come due labbra, pancia e coscia articolano parole con volumi, toni, smorfie e baci
Bocca del vuoto, parola per stomaco e viscere
profondità che misteriosamente dà consistenza al segreto
quando la coscia nasconde la pancia
e alla manifestazione
quando la coscia spalanca la pancia.
In chiusura, si illumina la schiena e si ricarica il fuoco
carica carica carica la manifestazione, la sua precisione, la sua strada di apparizione
dove come quando
nel ritmo suggerito dall'intuito dell'ombelico
Dentro e fuori, alternanza che aggiunge la macchia il colore l'ombra
questa meccanica cambia le dimensioni, le direzioni
e a noi, autori del tempo dell'azione, un primo strumento di scrittura ritmica nel nostro spazio madre
tra il corpo che si fa embrione e corpo che si fa animale
Apro e chiudo. All'infinito.
DOVE COMINCIANO GLI ARTI
Una ramificazione di materie diverse, di fibre
di strade che scorrono in un vivace porto di scambio
Scendono e salgono sangue acqua e pensieri:
teniamo aperte le strade, immergiamo in pensieri liquidi
zone che muovono il nostro passo e che sanno cambiare direzione e dimensione
In olio, immergiamo la trama delle nostre comunicazioni tra terra e tronco,
che la terra salga al petto, e che il cuore scenda alle radici
Teniamo aperte le strade, facile ruotare scivolare piegare andare
Andare appena e andare lontano, abile perché liquida abile perché pronta
parla al passo, parla all'incantevole spazio dietro, anticipa l'andare.
Piega inguinale sensuale vitale piega di solletico di sottilissima pelle delicata superficie
teniamo pronta la piega e le sue ossa
perché sono il caldo morso al vuoto.
Solo due gambe. Solo per due.
Inchino alla fonte come annuncio di curiosità terrena
?
Un punto, un'area o un piano. Mobile o immobile. Si tocca. Non si vede
Contrazione o distensione, sensazione e verità assoluta
memoria atavica, equilibrio, incrocio di linee di forza, e forza di gravità
CENTRO. Centro? Miliardi di volte parola sentita senza capire
alla ricerca del punto esatto
in attesa del giorno del miracolo, giorno in cui sentire il centro affiorare alla superficie
della comprensione
Non è anatomia, non è fisica né metafisica
solo libera organizzazione di immagini che mi portano a entrare
in una stanza segreta a me stessa
genesi del calore e del silenzio
nel passare del tempo, nel tempo passato a lavoro
entro nella stanza del vapore, della rugiada
il mio cerco
Tra pube e ombelico, l'area che disegna la curva lombare e la piega inguinale
disegna la tranquillità delle ginocchia e la moderazione dei quadricipiti
stanza piena, colma di azioni involontarie e perenni
in quella potenza, per dono, indipendente dalla volontà
il mio cerco volontà
dove ascolto il silenzio, dove si genera il primo suono della consapevolezza
dove nasce la nuvola, forma del vapore
il vestibolo di un equilibrio per altre gravità
nuvola. Condensazione precipitazione galleggiamento luce riflessa
Luminanza
LA BOCCA DELLO STOMACO
Preciso al millimetro e in anticipo sulla logica
quel punto che svela le emozioni prima del loro nome
Vista, pelle e timpano traducono rapidamente l'esterno fornendoci quelle reazioni
rapide che non si riescono a definire, urlano internamente e sono mute nelle parole
Dove sento la paura del vuoto e la paura del salto
dove sento il freno e il fermo
la bocca della verità, la bocca della nudità, dell'identità profonda di un secondo volto
che sfugge al riconoscimento del sé. Non so prevedere quello che mi dirà
non c'è previsione neppure quando le circostanze sono simili
La bocca parla al sistema nervoso, parla ai muscoli
contrae trattiene avvisa annuncia allerta.
E si vede negli occhi, svelamento e tradimento irideo
Il dietro le quinte, il primo piede che esce, il primo sguardo che non riconosce l'orizzonte
un istante di buio imprevisto, una raffica di vento, il nero di una nuvola
un dubbio ingiustificato, un rumore sospetto, un cigolio, un rumorio
un odore di bruciato, una superficie scivolosa, umidità e aridità,
la luce del lampo, la distanza da terra...e la bocca dello stomaco
E per ultimo, dentro a quella bocca, entra IL respiro profondo
che la chiude.
E via, l'emozione cambia dimensione, entra ed esce da tutta la pelle
rivela il presente, il suo massimo gusto
Azione dopo azione si origina la danza che si dà, la danza che si affida
al vuoto fedele
E via che è droga, adrenalina, eccitazione pura e lucida
monitorata da coscienza, destreggiata da tecnica
firmata da talento e mai riproducibile
Rigore e libertà
il performer cammina qui, tra rigore e libertà.
LA COLONNA VERTEBRALE
Semenza per una dinamica matura
vitamina della cinetica, corre vita e vita ancora sempre
di nascosto da noi, dietro
eppure è la nostra solenne rivelatrice di spavalderia, timidezza e centratura
di attitudini, vizi e virtù
Ma non solo
Allenatrice esigente della cura del sé
cura millimetrica e profonda che ha bisogno del silenzio dei pensieri inutili
per creare bene, pena l'arresto.
E' meraviglioso avere una guida dietro di sé che ricorda come
l'andare sia un atto gentile che va dall'origine alla sua trasformazione
maggiore è la cura e più
transizioni e mutazioni si elevano a istanti di potenza originaria, onore all'ora
Origine dopo origine.
Colonna di memoria dove muove il piacere, dove vive l'animale
si modulano le frequenze del moto magnetico
di eco in eco
Curva del nostro tempo e degli anni
che attraversa pancia respiro e...la sostanza della mente
e che fa leggera la testa e pesante il cuore o pesante la testa e leggero il cuore
o fa leggero tutto nella cura del tutto.
Attraverso le sue correnti elettriche che seguono orbite atossiche e virtuose
penetriamo nel passato e nel presente
Il ritmo sensuale dell'umano
tutto riverberante da qui, dalle piccole ossa
LO STERNO
Allo specchio della colonna reale, dal pube attraverso l'ombelico
lungo cartilagini e poi alla gola
entra nello sterno il riflesso delle vertebre
nuove e immaginate altre piccole ossa che collegano l'azione del bacino ai polmoni
un'onda al petto che fa ombra al cuore per far rifrangere la colonna reale davanti
Lo spazio di fronte a noi si illumina della stessa luce da midollo
Avanti e dietro con la stessa attenzione perché il corpo non ha retrobottega
nessun retro così come nessuna venerazione dispari
Avanti e dietro, nell'unità dell'azione dinamica
si aprono e si diffondono senza perdere specificità
potenziati dall'immaginario del performer che fa del corpo
il luogo dell'intervento estetico nella linea del tempo
Un triangolo fisico e mentale proietta lo sterno
nei polpastrelli e nello sguardo
si dona il petto fuori e il petto allontana le estremità
le estremità spingono gli occhi in un lavoro a sorpresa
Gli occhi diventano ospiti dello sterno
e la mente lavora fresca senza aver condotto la manovra
offrendo alle pupille la curiosità dell'attimo
Riposa psiche quando puoi.
DOVE COMINCIANO GLI ARTI II
Continua verso le spalle
la spinta dei piedi del salto che sale
quella pressione contro, dentro, verso, che ha già attraversato
tutte le ossa e le carni fin qui, dove cominciano
le leve del gesto, del dare e del fare
Luogo di scambio tra le volontà del palmo
e le funzionalità del corpo
è zona di respiro, l'inspiro del desiderio voluto
e l'espiro del pensiero taciuto
Due chiavi, clavicole, tengono aperto il nostro sì
e il nostro seno
aprono uno spazio misurato e collegato
a quello tra le scapole, che non comprimo né stringo
ma uso per portare il salto verso le estremità
Scivolano le scapole sulla cassa toracica
messaggere dinamiche, via e verso la spina
portano il messaggio alle cavità dell'ascella e del gomito
sostenitrici fondamentali dell'organicità tra gli arti
agili madri dell'abbraccio
a loro il peso di allungarci al cielo
dove restare, senza fatica
a sfuocare la fine del sé.
ARTI
Altre due colonne vertebrali, articolate più della reale
sono le braccia dell’astratto riempite di immaginazione
che rende aria acqua rossa-calda-densa-mossa- geyser
È movimento che sale alle estremità
attraverso le ossa lunghe, le cavità, le piccole falangi
Pronte, vicino al corpo, in caduta verso terra o trattenute dal fianco
pronte a farsi muovere dai piedi dal peso dalla terra
dentro le spirali delle vertebre e nei vicoli della scapola
i loro segni sono in coppia con il ginocchio, con la forza delle gambe
con rotazioni e tutte le loro trasformazioni.
Quattro colonne vertebrali portano il segno dell’intuizione
nella mutazione delle forme dell’aria come scultrici del vuoto
Hanno luoghi d’origine e direzioni di vita
non sono ornamento ma gesti del respiro
con una chiara provenienza di carne ossa e viaggio
che rende organica e sapiente l’azione che ne deriva
Lavoro per riconoscere la fonte, aprire i passaggi
organizzare i delta portando al mare il potere del simbolo
fatto a ritmo, a lingua
a mistero, a poesia
LA TESTA
Nel corpo del salto, è come la punta dell’albero
leggerissima, in appoggio alle correnti
sincera nel dire no
al commento e all’ego
produce movenze di puro riflesso del ventre mosso dalla terra
È così che salda l’intelligenza dello scheletro
in accordo con la pancia e con i tendini
in esplorazione dell’intuito e della fantasia
al servizio del coraggio, nutrita di adrenalina
della volontà del gomito, delle scapole e dell’intestino
Senza gli occhi dell’attore e le palpebre del seduttore
lo sguardo vive ma non perde
spazio tempo equilibrio e volontà
di offrire l’esito del salto a ciò che è più distante
attraversando le suture del cranio e andando più in là
Troverà nell’emozione l’ultima membrana di rifrazione
assorbimento del salto nella memoria del cuore.
Marianna Andrigo
...e qui continua il corpo a parlare, anche con le sue ironie...
ASCELLA
Suda. Odora. Scalda. Piega protetta. Indifeso il corpo quando viene mostrata. Alt non sparare, con le braccia tese. Accoglie la pioggia con
i gomiti pendenti, i palmi aperti, la testa rivoltata all’indietro. Rilassata al sole d’estate in bikini. Complementare del nobile, sensuale, inguine. Guarda sempre a terra…ma se danza…vola, si libra nel fresco della primavera, nuda. Cambia vestito nelle fasi storiche, pelosa anni 80,
rasata 2000, laserata 2020. Timida e pezzata l’inverno, spavalda l’estate. Bambina profuma di talco, adolescente di rancido, deodorata adulta, penzola da vecchia. E’ pelle che congiunge corpo e arto, fondamentale quanto cuore e polmone, quanto sorriso e gambe,
quanto emozione e danza, alla bellezza di quello che siamo.
Valentina Milan
Suda. Odora. Scalda. Piega protetta. Indifeso il corpo quando viene mostrata. Alt non sparare, con le braccia tese. Accoglie la pioggia con
i gomiti pendenti, i palmi aperti, la testa rivoltata all’indietro. Rilassata al sole d’estate in bikini. Complementare del nobile, sensuale, inguine. Guarda sempre a terra…ma se danza…vola, si libra nel fresco della primavera, nuda. Cambia vestito nelle fasi storiche, pelosa anni 80,
rasata 2000, laserata 2020. Timida e pezzata l’inverno, spavalda l’estate. Bambina profuma di talco, adolescente di rancido, deodorata adulta, penzola da vecchia. E’ pelle che congiunge corpo e arto, fondamentale quanto cuore e polmone, quanto sorriso e gambe,
quanto emozione e danza, alla bellezza di quello che siamo.
Valentina Milan
Complementari: testa bacino – ascella inguine – piedi testa – mani piedi – seno glutei – alluce mignolo – polsi caviglie – ginocchia gomiti – spalle anche – vertebre C1 S2 – femore omero – radio ulna tibia perone – pollice alluce – indice melluce – medio trillice – anulare pondolo – mignolo mellino – scapola ileo – costole vertebre – occhi piede – sterno sacro – naso coccige – sterno colonna – dita sguardo – orecchie talloni – talloni spalle – talloni ginocchia – occhi pensiero - bacino occhi – palmo arco plantare – pelle occhi – dita luce – luce occhi – naso occipite – mente gomiti – ascelle aria – pelle aria - peli aria - gola vuoto – nei costellazioni – cielo terra – piede aria
mano terra – occhio orizzonte – fronte mano – fronte sole – luna testa
Valentina Milan
mano terra – occhio orizzonte – fronte mano – fronte sole – luna testa
Valentina Milan